A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Nello scorso articolo abbiamo ripercorso la storia e i differenti utilizzi della Rotonda nel tempo fino agli anni '30 del ventesimo secolo; in queste righe completeremo l'excursus storico ed analizzeremo il valore artistico della nostra rotonda.
Trasformata in lavanderia dell'Ospedale, essa venne acquistata nel 1939 dal comune, ma la mancanza di fondi seguita alla seconda guerra mondiale causò nel dopoguerra un lento degrado, fino a che il Comune la sottopose ad importanti lavori di restauro svolti alla fine degli anni Cinquanta (1956-1959), destinando gli spazi aperti a parco pubblico, mentre la chiesa diventò un centro permanente di manifestazioni culturali ed artistiche.
Numerosissime furono le mostre ospitate in questa sede a partire dalla fine degli anni '60: l'importanza degli artisti esposti e la diversificazione dei generi
ne hanno fatto nel tempo uno dei punti di riferimento della cultura milanese.
Passiamo ora alla parte artistica di questo monumento. Innanzi tutto osserviamone la forma dall'esterno e noteremo che, se volessimo essere pignoli, potremmo dire che anche "rotonda" è in realtà un'imprecisione, in quanto la forma del complesso non e' rotonda, bensì andrebbe definita "ottagonale curvilinea": l'edificio esterno (il porticato) è infatti composto da una serie di archi di cerchio, alternativamente grandi e piccoli, che si accostano a cuspide, completandosi in una figura chiusa e simmetrica; ma per amor di semplificazione terremo buona la dicitura "Rotonda".
La Rotonda di via Besana si presenta all'esterno come una sorta di recinto circolare in muratura, le cui pareti rivestite di mattoni a vista sono scompartite da lesene che reggono arcate in lieve risalto sopra ampie finestre. All'interno, un porticato formato da esedre simmetriche racchiude un ampio prato in mezzo al quale si erge la ormai sconsacrata chiesa di San
Michele ai Nuovi Sepolcri, sita esattamente nel centro.
La chiesa è a forma di croce greca, sormontata da una cupola ottagonale coperta da un tetto piramidale nelle forme del tiburio lombardo, opera di Attilio Arrigoni, e fu come detto portata a termine nel 1725.
La sua struttura interna, fitta di colonne e intrecci d'archi verso la volta, è decisamente notevole; in essa spiccano i capitelli, nei quali sono incastonati teschi in pietra, che richiamano la destinazione originaria dell'edificio, e i citati intrecci simmetrici d'archi alla moresca sormontati da oculi, che la ingentiliscono, facendone uno degli esempi più belli del tardo barocco lombardo.
Delle numerose colonne scanalate, di forma ottagonale, le 8 corrispondenti alla cupola centrale hanno una caratteristica che le contraddistingue: la forma non è ottagonale pura, in quanto sulla base si aprono due rientranze, in posizione simmetrica tra loro, che ne fanno un poligono dodecagonale irregolare; l'immagine è quella di due colonne ottagonali che si fondano in una; ultimo particolare, tracciando sul pavimento il congiungimento delle rientranze che si fronteggiano, bisecandone i due lati, si ottengono quattro segmenti che passano tutti per il centro della chiesa.
La struttura esterna della chiesa è in simmetria con il porticato, in
quanto ad ogni arco di cerchio del porticato corrisponde un angolo della
croce greca (i quattro bracci hanno in totale otto spigoli).
Ogni esedra maggiore è composta da diciassette archi a tutto sesto, sostenuti da colonne semplici, mentre quelle minori sono formate da cinque archi. Le colonne di granito sono in totale ottanta e i pilastri sedici.
La rotonda è stata soggetta ad un ulteriore restauro nel 2001-2002.
Vale la pena di indicarne per sommi capi le principali modifiche da esso apportati alla chiesa.
L’opera di restauro, realizzata dallo Studio Bertonazzi e Associati, ha riguardato il rifacimento dei diversi impianti, la realizzazione di soluzioni per garantire l’accesso anche ai disabili, la realizzazione al piano interrato di depositi e servizi e la costruzione di scale e di un elevatore di acciaio e cristallo per collegare i due piani.
Sia l'ingresso, con struttura portante in acciaio integrato con pinne di vetro, che il vano ascensore in acciaio e vetro, sono stati realizzati con sistema strutturale a fissaggio puntuale "Spiderglass" Saint-Gobain.
All’interno poi sono stati rifatti gli intonaci, rimuovendo strati di tempera per far riaffiorare le scanalature delle colonne e riportare allo stadio originale il granito rosa di basamenti e capitelli. La pavimentazione è stata rifatta completamente in cotto lombardo.
I lavori sono stati eseguiti con cura ridando alla struttura (tra navate, archi che s’incrociano sulle volte, aperture e coperture lignee) una notevole luminosità.